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Mini Cabrio Jwc : 231hp di happyness

Ed è subito Disneyland mood

10 ottobre 2019

“Emozioni Mini a livello maxi”, così recita la pubblicità della John Cooper works . Lo so, pare strano che ci siano ancora delle auto che sanno trasmettere una sensazione smisurata di felicità quando si sale a bordo, eppure, per l’ennesima volta, usando l’inglesina Cabrio mi son ritrovato col sorriso sulle labbra, anche nel traffico ed è questo che stupisce parecchio. Non necessita sgasare a livelli fotonici, Il bello è proprio sentirsi appagati anche andando a velocità da “pensionato Inps”. La baby belvetta regala vibrazioni positive che fuoriescono dai due giganteschi tubi di scarico anche ai bassi regimi. Non vorrei sembrarvi troppo bucolico per carità, ma è davvero una strana alchimia quella che si viene a creare al volante della “Jcw”. Sicuramente molto sarà anche dovuto all’effetto “capello spettinato” della versione Cabrio, ma non ci giurerei.

Ovvio che i 231hp del due litri turbo facciano la differenza quando si decide di fare sul serio. La strepitosa coppia espressa già a regimi minimi, unita al peso non esorbitante, 1350 kg, regalano spinte notevoli (0/100kmh in 6.5 sec.). La dinamicità tipica del mezzo fa poi il resto. Cambiare traiettoria, complice uno sterzo direttissimo, è fulmineo. Basta pensare e lei gira. I cerchi da 17” Track Spoke Silver ovviamente fanno la loro, e non oso pensare con quelli optional da 18”, il mitico effetto kart diventa ancora più esasperato.
A dispetto di tutto questo ben di Dio, l’assetto non è poi così rigido. Si circola sul pavè cittadino senza il rischio di far saltare le otturazioni. I sedili sportivi non inficiano il confort ma al contrario, sanno ben contenere le oscillazioni trasversali.
Il cambio ad 8 rapporti in versione sportiva, di serie sulla “John”, sa essere camaleontico: morbido e veloce nelle cambiate in versione “Eco mood”, quanto scatenato e “frustante” nel settaggio “Sport”. Perfetto l’abbinamento col due litri che, grazie all’esuberante coppia, 320 Nm, già a regimi risibili, permette di passare al rapporto successivo già a poco più di mille giri. Lo “Steptronic” può così snocciolare le prime quattro marce in tempo zero e far frullare il quattro cilindri a regimi bassissimi, privilegiando i consumi. Ecco, è proprio li che vorrete andare a parare, lo so… beh, tranquillizzatevi, la Cabrio non è così assetata. I 9/10 km litro in città si percorrono agevolmente. Ovvio che se decidete di guidare a velocita “Worp” stile  capitano Kirk sull’Enterprise, allora la musica cambia e il benzinaio diventerà presto il vostro migliore amico.

Che la Mini mi piaccia a dismisura si è sicuramente capito, ma non è un amore irrazionale. Si sa che le love story più passionali nascono dal cuore e non dal cervello, ma in questo caso, aldilà dell’analisi in stile bocconiano sui costi/benefici, la Mini in versione Top, sa davvero regalare momenti inarrivabili e tutto sommato a costi ragionevoli rapportati alle prestazioni/emozioni. 40.650 euro per averla non sono pochi, è vero, ma si deve considerare che oltre a regalarvi un sorriso perenne ( che di questi tempi non è poco…) vi offre prestazioni da supercar dal costo ben più esorbitante.
Ma per rendervi più limpido il quadro sul “dna” delle John Cooper, ci terrei a darvi un minimo di storia che porta a questa Mini simil corsa. I modelli John Cooper Works infatti, sono i diretti discendenti di una linea di auto race creata dal mitico costruttore di auto di Formula 1 John Cooper che con la sua sensibilità era in grado di riconoscere a prima vista se un’auto possedeva il potenziale per diventare un’auto da corsa, l’occhio attento di John Cooper scorse questa scintilla nella Mini classica non appena la vide e fu amore a prima vista.
Dopo i grandi successi conseguiti con le sue auto, John Cooper rimase affascinato dalla nuova Mini. Intravedendone il grande potenziale, immaginò di trasformarla in una formidabile auto sportiva. Aggiunse un motore più potente, nuovi freni e uno sterzo più reattivo e riuscì a convertire questa piccola e semplice vettura familiare in un’auto da corsa in grado di competere con avversari ben più accreditati di lei. Nel 1961 nacque così la prima Mini Cooper.
Niente ormai avrebbe potuto frenare la Mini. L’istinto di John Cooper ci aveva ancora una volta visto giusto. Dimostrò di essere il migliore in questo campo, creando un’auto che sarebbe rimasta nella storia.
Nel 1964,
Mini Cooper era diventato un marchio conosciuto in tutto il mondo capace di riportare vittorie in quasi tutte le competizioni, come quelle storiche dei Rally di Monte Carlo del 1964, 1965 e 1967. Mini e John Cooper avevano reso la Mini classica un’auto vincente, decisamente superiore rispetto alla concorrenza.
Da allora, il retaggio racing di MINI continua a vivere nei nuovissimi modelli John Cooper Works. Tutti condividono tutti lo stesso DNA supersportivo e la stessa configurazione da auto da corsa che gli permette di offrire un’efficace combinazione di precisione, maneggevolezza e forza propulsiva.
John Cooper ne sarebbe davvero orgoglioso.

Insomma, ancora una volta ‘sti 3 metri e 85 di britishness, ci hanno rapito il “corazon”. A breve torneremo a raccontarvi la versione per le famiglie race che non vogliono spettinarsi, con due ante al posteriore e ben 306 cavalli sotto al cofano!  A presto

Roberto Rob Magliano

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